Le urna sono chiuse, e il 60% del popolo italiano finalmente tira un respiro di sollievo, il grande salto, il quorum è raggiunto, lo spettro di un paese assetato e radioattivo è lontano. Ma mentre la gioia si placa e le dichiarazioni di vittoria o sconfitta si susseguono, nel momento in cui riponiamo nei nostri cassetti quei cartoncini e bandiere dei comitati, che ci hanno accompagnato in questa lunga maratona pre referendum, una domanda sorge spontanea, cosa sta succedendo al nostro paese? Cos’ha risvegliato questo spirito di partecipazione che sembrava tanto sopito, cos’ha reso questa primavera diversa dalle altre, cos’ha spinto i giovani a mobilitarsi accanto ai meno giovani con tanta colorata foga? Credo che il 12 e 13 Giugno siano stati un punto d’approdo di un cammino ben più lungo e trasversale, di un tam tam mediatico differente iniziato poco meno di un anno fa, di una stagione politica che spero possa cambiare il nostro paese in meglio, e che finalmente porti la Politica ad essere quel punto di riferimento che i cittadini di questo paese meritano. Non si può relegare l’esito di questo referendum esclusivamente ai quattro quesiti messi al voto o alla semplice insofferenza verso il presidente del consiglio, bisogna avere una visione più ampia, e a sostegno di questa teoria vi sono anche i risultati particolari e inaspettati giunti dalle elezioni amministrative di due capoluoghi di regione molto importanti come Napoli e Milano. Cos’è successo allora? Sarebbe troppo semplice e presuntuoso dire che il popolo italiano sia rinsavito, che poi, rinsavito da cosa? Ancora non mi è chiaro, penso invece che finalmente si stia sperimentando un nuovo modo di far politica, di vivere attivamente la partecipazione, di costruire quell’identità che i nostri partiti hanno smarrito, queste voci fuori dal coro, queste donne e questi uomini che hanno riempito le piazze, quegli studenti che con l’onda e altri movimenti hanno urlato le loro idee, quei precari giovani e non, che sono angosciati e spaventati dal loro futuro; hanno trovato un modo nuovo di stare insieme di riconoscersi e contarsi e soprattutto insieme contare. Lo hanno fatto nei modi più disparati ma una cosa li accomuna, l’utilizzo di uno strumento di aggregazione di massa del tutto nuovo : i social network e internet con piattaforme audiovisive. Certo è ovvio tutto questo non sarebbe stato possibile senza delle strutture reali e forti come i partiti o i sindacati, ma questo modello di nuova democrazia “telematica” apre tante opportunità , e spero che questo entusiasmo non si smorzi e possa prendere nuove forme, ed entrare a pieno merito nella discussione del paese che vorremmo. Domani ci attende una nuova sfida : quella di costruire insieme un nuovo modello di rappresentanza, quello di unire i metodi partecipativi del passato, a quelli odierni e creare nuove opportunità politiche di cambiamento. La mia non vuole essere una critica a ciò che abbiamo costruito come partiti o sindacati ma un invito ad aprire le porte e le orecchie a questo mondo che sta prendendo sempre più forza e consapevolezza, ma che soprattutto può essere una colonna portante nel nostro progetto di rinnovamento .

Antonio Falanga

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