Aver promesso di risolvere il problema dei rifiuti a Napoli in tre giorni, aver definito Mangano un eroe, aver difeso Cosentino definendolo una persona “leale”, aver nominato ministro Aldo Brancher per salvarlo da un processo, aver preteso e imposto leggi ad personam e aver dato del “cancro” ai magistrati sono solo alcuni dei motivi secondo i quali per il giornalista Filippo Rossi, e non solo, Silvio Berlusconi avrebbe dovuto dimettersi.

Il nostro presidente del Consiglio nonostante tutto ciò è rimasto imperterrito sulla scena politica italiana per ben 17 anni, fino ad oggi. Infatti all’indomani dalla sonora sconfitta alle amministrative milanesi arriva all’unisono ,  ma quasi in sordina la notizia delle dimissioni del cittadino più famoso di Arcore. Come in un grosso “flash” in un istante vengono alla mente tutte le probabili reazioni: da un lato si prevede la presenza degli eterni berlusconiani, coloro che non hanno dubitato nemmeno un istante della bontà del premier  perdonandogli ogni cosa, in preda a lacrime e disperazione e dall’altro i tanto nominati comunisti intenti a riempire ogni piazza di rosso e a festeggiare per intere settimane, senza sosta.

Dall’alto delle sfere politiche invece a parte l incredulità dei membri del Pdl, lo svenimento di Scilipoti e il senso di liberazione provato da Umberto Bossi, ampiamente manifestato da vari rumori corporei,  si prevede una grossa tavolata a piazza san Giovanni con protagonisti Fini, Casini , Bersani , Di Pietro e Vendola tutti uniti come mai in precedenza per festeggiare quella che ritengono la più grande delle vittorie.

Ma basta un istante per tornare alla realtà e comprendere che le dimissioni in questione riguardano soltanto la carica di consigliere del comune di Milano.

Giovanni De Rosa 

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