Continuano a chiamarli Black Block, Blocco Nero. Un termine che viene dagli anni ottanta, coniato dalla polizia tedesca, che oggi non ha più senso. Nutrono le fila della sinistra extra-parlamentare, sono rossi vestiti di nero, sono anarchici che randellano come squadristi. Si sono addestrati in Grecia e in Val di Susa, serrano i ranghi insieme con ultras e noTav. Sono giovani, in media uno su quattro è minorenne. Sabato 15 ottobre si sono dati appuntamento a Roma per iniziare una guerra già dichiarata. Dei loro progetti si sapeva da tempo, chi continua a negare non è che un ipocrita. La reazione c'è stata, lenta, ma c'è stata. Chiunque abbia letto il giornale o acceso la tv saprà del maxi-blitz che ieri mattina ha impegnato centinaia di uomini delle forze dell'ordine contro anarchici e sovversivi in tutta Italia. Si contano sei perquisizioni a Milano, una ventina a Napoli, dodici a Bologna, cui si aggiungono sei fermi in Toscana. In altre città, Roma e Torino su tutte, si continua a cercare. L'operazione «ha l'obiettivo di individuare e isolare coloro che vogliono impedire la democratica manifestazione del dissenso - dichiara il portavoce del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Maurizio Masciopinto, per il Messaggero - L'attività si inquadra in un percorso investigativo finalizzato alla raccolta di prove contro chi si è reso protagonista degli scontri e delle violenze di sabato scorso a Roma». In parlamento intanto Antonio Di Pietro, leader dell' IDV, rispolvera la vecchia Legge Reale, provvedimento del 1975 che prevede l'uso delle armi da parte delle forze dell'ordine in caso di necessità, norme sull'identificazione dei manifestanti e sulla custodia preventiva e per una volta ll Ministro dell'Interno Maroni si trova d'accordo con l'ex magistrato.
Ma sono davvero così pericolosi questi ragazzi? La questione va ponderata, e bene. Sicuramente anche le violenze sono espressione di una disperazione sacrosanta, la stessa disperazione che ha acceso gli spiriti degli Ingignatos. E forse non sbaglia Parlato quando scrive nell'editoriale del Manifesto che "l'esasperazione va capita". Quanto all'odio per le banche, non esiste cittadino del mondo che non ne bruci. Eppure. Eppure l'anarchismo si prepara ad una guerra totale. Punta a rovesciare istituzioni e simboli della nostra democrazia, pronto a sovvertire quell'ordine democratico che noi italiani ci siamo guadagnati col sangue e le lacrime. Il momento è favorevole; la crisi frattura la società in profondo, la memoria si fa breve e sembra dimenticare gli incubi delle dittature che sempre sono seguite alla violenza purificatrice, sia di destra che di sinistra. Bisogna che la democrazia si rimetta in piedi, si armi, difenda se stessa. Perché altrimenti sarà la fine. Altrimenti avrà avuto ancora una volta ragione quel Joseph Goebbels, ministro per la Propaganda Nazista, che scriveva: "Uno degli aspetti più ridicoli della democrazia rimarrà sempre il fatto che abbia essa stessa offerto ai suoi nemici mortali i mezzi mediante i quali distruggerla".

Domenico Marrazzo

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