Ad onta dell’ovvio, fingiamo pure che le prossime elezioni comunali siano per Torre del Greco una possibilità di riscatto, l’occasione imperdibile di rompere con le solite pratiche paternalistiche il cui più perfetto slogan può riassumersi in “se mi voti ti assicuro il posto”. Fingiamo che sia così, adducendo due buoni motivi, ovvero sia una certa consapevolezza ormai inoculata negli elettori, davvero troppo provati dalla crisi per poter credere ancora che un semplice consigliere possa garantire uno stabile impiego per sé e i suoi successori; e la presenza, tra i candidati, di un buon fiore di giovani che sembrano palesare una necessità pura, impellente di cambiamento, perché al politico di razza, “esperto” ( e dunque addestrato ad essere un inutile pantofolaio) si sostituisca un politico in erba, “volto al cambiamento”. Stando così le cose, verrebbe da credere che via sia effettivamente la possibilità di riscatto; eppure esiste un ostacolo. Se è vero che l’elettorato medio torrese, che è poi un campione dell’elettorato universale, si bea del suo masochistico qualunquismo per cui “chiunque voto pensa solo a rubare”, è anche vero che quale naturale panacea per quest’agghiacciante deriva dovrebbe dir la propria la fresca classe intellettuale,  che non chiameremo di sinistra per non turbare i timidi, (“gli intellettuali di destra non esistono” scriveva il professor Battista, e noi non abbiamo in coscienza la stupidità di contraddirlo), che, se c’è concesso citare Elio Vittorini,  sarebbe chiamata a raccogliere gli stimoli culturali che la società offre per rinnovare dal profondo la politica stessa. Che questo non avvenga, che siano pochi i dotati di vigoria intellettuale che non procedano essi stessi per mezzo della politica, ce lo lasciano intuire oscenità come gli slogan pidiellini (“la rivoluzione conservatrice” è forse un esempio così limpido di ossimoro idiota che le prossime generazioni lo studieranno in cattedra) o il febbrile immobilismo di sinistra che ha condotto ad una “lotta per le investiture” per la scelta del candidato di coalizione come non se ne vedevano da tempo.  
Non che si invochi un nuovo Pasolini nato all’ombra del Vesuvio, semplicemente osserviamo questo: che se manca una forza culturalmente viva capace di trainare la cittadinanza, se dei novelli Socrate non tesserati al partito non pungolino la popolazione ad abbandonare i soliti pensieri comodi, le prossime elezioni saranno l’ennesima farsa all’italiana. Con un sapore amaro di tragedia greca.
Domenico Marrazzo


1 commenti:

  1. La Testa Vuota che appare nel vostro web è un'opera d'arte dell'artista Claudio Grandinetti e non risulta autorizzata ad essere esposta per questi fini. Citare almeno la fonte come sopra oppure cancellare completamente.
    Grazie!
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