In questi giorni in
cui i giovani neodiplomati devono affrontare la delicata scelta dell’iscrizione
universitaria, la redazione di Voce Democratica prosegue il suo ciclo di
interviste a giovani che hanno già affondato questa scelta da pochi anni.
Stavolta abbiamo
intervistatati uno studente della facoltà di lettere e Filosofia iscritto al
corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale all'Università Federico II di
Napoli.
Di cosa si occupa
il corso di laurea?
È diretto a fornire
conoscenze di base e metodologie operative per la formazione degli Assistenti
Sociali. Si studia, da un punto di vista sociologico, la correlazione tra il
tenore di vita degli individui e le possibili problematiche che possono presentarsi
nei vari contesti al fine di individuare possibili soluzioni al disagio sociale.
Perché ti sei
iscritto a Scienze del Servizio Sociale?
Per passione. Le
tematiche trattate sono particolarmente impegnative da un punto di vista
emotivo e quindi bisogna essere fortemente motivati.
Quali conoscenze pregresse
occorrono per affrontare questa facoltà?
Personalmente ho
frequentato il liceo sociopsicopedagogico e questo mi ha sicuramente aiutato,
ma la facoltà è accessibile a tutti.
Quali sono gli
esami che caratterizzano il corso di laurea?
È importante
conoscere la sociologia, la psicologia di comunicazione, la pedagogia e il
diritto. Occorre comprendere il “tema etico” che deve sempre accompagnare gli
operatori sociali, ed è fondamentale maturare il giusto distacco emotivo
rispetto alle situazioni professionali che si possono affrontare.
Come è strutturato
il corso di laurea?
Il corso è
triennale e al suo termine è possibile accedere ad ulteriori qualifiche che
possono portare a lavorare in diversi ambiti del sociale.
Quali sbocchi
occupazionali offre?
Il principale
sbocco professionale è l’assistenza sociale, ma naturalmente c'è ampia
flessibilità. Si può lavorare nel settore pubblico o privato e si può operare in
libera impresa.
È previsto un
tirocinio?
Sì, dal secondo
anno in poi è obbligatorio il tirocinio in strutture pubbliche o private. Di
solito si opera in strutture sanitarie, parasanitarie, mense, centri di
recupero per tossicodipendenti o in associazioni come la Croce Rossa.
Il tirocinio avviene
in affiancamento ad un tutor.
Sono anche previste visite assistite in istituti
psichiatrici: confrontarsi con il
disagio mentale è importante per imparare a gestire le proprie emozioni.
Vengono inoltre organizzati
dei meeting (talvolta aperti al pubblico) su argomenti come la criminologia,
l'antropologia, la psicologia e la sociologia e incontri con le forze
dell'ordine (finanzieri, esercito e squadre speciali) per la gestione delle
emozioni in casi, ad esempio, di terrorismo.
Perché scegliere questa
facoltà invece di sociologia o psicologia?
Perché si tratta di
una facoltà “pratica” che permette di maturare una professionalità spendibile
in zone come la nostra dove il disagio
sociale è forte.
Cosa diresti ad una
matricola?
Di non
intraprendere questo tipo di studi se non si è portati per il sociale e se non
in grado di gestire le proprie emozioni.
Rai. Col.
Rai. Col.
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