L’espressione “Stato di benessere” non è altro che la traduzione letterale del più noto termine “welfare state”, aspetto dei moderni stati di diritto (forma di stato che garantisce la salvaguardia dei diritti umani), fondato sul principio che ad ogni cittadino debba essere riconosciuto il diritto alla salute, all'istruzione, e, per l’appunto a un adeguato tenore di vita, al fine di ottenere certezze sul proprio futuro. Sebbene il  termine “welfare” sia stato introdotto nel secondo dopoguerra in alcuni stati europei, ciò non nega che il suddetto principio sia stato condiviso nel corso della storia da molte civiltà.
Le prime testimonianze risalgono alla Grecia del V e VI secolo a.C. quando il tiranno Pisitrato decise di istituire una piccola pensione a favore degli inabili al lavoro, mentre il governo di Pericle (conosciuto come capostipite della democrazia) garantì l’istruzione gratuita e il mantenimento fino alla maggiore età degli orfani di guerra. Nel Medioevo invece, ospizi e ospedali erano gestiti da ordini religiosi e confraternite presso sedi vescovili e monasteri. Le istituzioni pubbliche si sostituirono gradualmente alla religione nella cura di questi diritti solo a partire dal XVIII secolo con la diffusione delle idee illuministe, le quali affermavano il dovere dello Stato di provvedere all'assistenza di tutti i cittadini: fu l’inizio della  “statalizzazione” di ospizi, ospedali, orfanotrofi e scuole. Le profonde trasformazioni sociali dovute all’industrializzazione (fenomeno del secolo immediatamente successivo), portarono ad un cambiamento anche nelle politiche sociali, in particolar modo  in Germania: tra il 1883 e il 1889 realizzò il primo programma di legislazione sociale, che prevedeva assicurazioni contro infortuni e malattie, pensioni di vecchiaia e cure mediche gratuite. In Gran Bretagna invece il primo sistema pensionistico fu creato nel 1908 e nel 1911 venne introdotta anche una forma di sussidio di disoccupazione. Dopo il primo conflitto mondiale, nel 1929 l’impulso all'assistenza pubblica aumentò; negli Stati Uniti il presidente Franklin Delano Roosvelt varò un vasto piano di lavori pubblici per combattere la disoccupazione, nel 1932 in Francia e poi nel resto d’Europa si diffusero gli assegni familiari e nel 1936 la settimana lavorativa di 40 ore.
Il welfare state che conosciamo oggi nasce in Gran Bretagna con l’attuazione del piano Beveridge (dal nome dell’economista che ne fu l’ideatore), che postulavano l’eliminazione di piaghe sociali quali  indigenza (mancanza di beni necessari), la malattia, l’ignoranza, e il degrado. L’intenzione era quella di superare il concetto della beneficenza privata ai soli bisognosi: assistenza e previdenza andavano garantite a tutti. Così nel 1951 in Gran Bretagna si formò un ente pubblico che erogasse somme di denaro mirate alla previdenza sociale, mentre negli anni successivi s’investì nell'edilizia popolare. Il modello inglese fu imitato quasi subito da Francia e Germania, mentre in Italia bisogna aspettare fino agli inizi degli anni ‘60. Al giorno d’oggi, purtroppo, la crisi economica esplosa negli ultimi mesi del 2007(e in alcuni casi, non ancora esaurita), ha portato all'indebolimento del sistema di garanzie sociali del welfare, che si appoggia sempre di meno sui sussidi statali e sempre di più sui contributi del terzo settore e sul contributo sempre più attivo delle associazioni di volontariato.

Daniele D'amico

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